lunedì 15 luglio 2024

Quattromilaottocentocinque metri sotto il cielo

Immagine ©caterinAndemme

Un quasi  prologo 

 Qualche anno  fa mi  cimentai nel  Tour du  Mont Blanc, impresa interrotta dopo  qualche tappa per il poco  tempo  a disposizione e per il maltempo allora incombente.

Enrico  Brizzi, decisamente più fortunato, insieme ai  suoi  amici ha completato  il Tour descrivendolo  nel  suo libro  L'estate del Gigante.

Ovviamente il titolo  di  quest'articolo, riferito  ai 4.805 metri di altezza (comunque sempre sotto il cielo) , si  riferisce alla cima del  Monte Bianco. 

 Quando  si parla di Monte Bianco e dei  suoi  primi scalatori, sono  sempre gli uomini  ad essere menzionati: Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard (quest'ultimo poi  discriminato da certa stampa  di  allora fu  presto  dimenticato) furono i primi  ad arrivare in cima l'8 agosto 1786.

Ma le donne?

Isabella Straton 

Ebbene la prima ascensione invernale assoluta fu proprio  una donna ad effettuarla il 31 gennaio 1876: Isabella Straton ( a dire il vero l'impresa venne compiuta insieme a suo  marito Jean Charlet).

Marie Paradis

Andando, però, indietro  negli  anni e cioè risalendo al 14 luglio 1808 troviamo Marie Paradis (insieme al  figlio  e a Jacques Balmat) in cima al  Monte Bianco: in verità la storia ci  racconta di un'ascesa tormentata da parte di  Marie che, comunque, in seguito  si aggiudicò il soprannome di  Marie du  Mont Blanc, oltre al  ricordo postumo con dedica di  una scuola a Saint-Gervais-les-Bains, la passeggiata che costeggia il fiume a Chamonix, una strada a Valence e una a La Roche-sur-Yon, un vicolo ad Annecy, una palestra a Parigi  e una a Blainville-sur-Orne.  

Per concludere questa rapida carrellata sui  personaggi (quasi) dimenticati dalla storia delle ascensioni  sul  Monte Bianco e per dare anche un motivo  di orgoglio  ai  nostri  amici  a quattro zampe (ammesso che a loro  interessi) il primo cane che mise la propria zampa in cima al  Gigante fu quello  che accompagnò l'alpinista Michel  Belmot il 23 agosto 1837 (non è dato  a sapere quanti  croccantini si  guadagnò il fedele amico  dell'uomo).

L'estate del Gigante di  Enrico  Brizzi

 


Come nei  precedenti  libri  di  Enrico  Brizzi, anche qui l'autore nel  suo  Tour du  Mont Blanc è accompagnato  dagli  amici già visti in altre occasione letterarie.

Sono un gruppo  di persone che tra loro si  chiamano Buoni cugini e si  definiscono  Psicoatleti: a dire il vero ad oggi non ho ancora compreso  se essi  siano  personaggi  fittizi (come la svalvolata e molto  bistrattata Zara di  questo  libro), oppure reali, ai quali sono stati appiccicate note caratteriali a uso per il racconto.

Sennonché, incuriosita dagli psicoatleti, ho  fatto una ricerca in rete (googlare direbbe qualcuno,  ma sinceramente tale termine lo  trovo  alquanto  ridicolo) trovando  che esiste davvero l'Associazione Psicoatleti e che tale nome compare per la prima volta nel 2004 sul blog di  Enrico  Brizzi archiviomagnetico (una storia più completa si trova sul libro  di Brizzi del 2011 appunto intitolato Psicoatleti).

Sempre sul  sito degli Psicoatleti si riferisce  che già nel 1861 in Italia, precisamente a Torino, venne fondata la Società Nazionale di  Psicoatletica per incentivare il cammino  a piedi  in quella nazione appena nata, appunto l'Italia.

Oggi l'Associazione Psicoatleti  si  occupa di  organizzare trekking ed ha una propria fanzine con il programma annuale e le modalità di iscrizione (la fanzine è scaricabile in versione pdf da questo link).


L'estate del  Gigante non è solo  il racconto  di un viaggio in quelle che sono definite Terre Alte, ma è anche un viaggio storico che parla  di uomini e donne  che sfidano ogni dubbio umano per arrivare in cima al  Gigante delle Alpi.

Per concludere voglio   riportare una frase dell'autore  da tenere sempre presente nei  momenti di  scoramento pe riprendere, poi, subito il nostro  Cammino:

<< Nessuno  di noi  può sapere quanto  gli resta da vivere, ma di una cosa sono  certo: non una sola stagione deve andare sprecata, e l'unico modo  per non lasciare germogliare il seme nero  del  rimpianto è vivere a questa maniera, con lo  zaino sempre pronto, la fantasia libera di  correre sulle mappe, il volto  abbronzato e il cuore disposto  all'amore >>



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