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lunedì 10 marzo 2025

Quattro passi per Istanbul in compagnia di.....

 

......Edmondo De Amicis 


Edmondo De Amicis  (Mario Nunes Vais - Collezione del Fondo Nunes Vais)


Ammetto senza vergogna di avere avuto una grossa lacuna letteraria nei  confronti di  Edmondo  (Mario  Alberto) De Amicis: limitando  la mia conoscenza delle sue opere a quelle più classiche, cioè Cuore, Il romanzo di un maestro, e Amore e ginnastica.

E' appunto  con Memorie Mediterranee  che ho  avuto  modo  di  conoscere un Edmondo De Amicis giornalista e viaggiatore, spigliato  e a volte ironico nella descrizione del  suo  girovagare attraverso il Mare nostrum.




Pubblicato  per la prima volta nel 1908 Memorie Mediterranee si  articola in quattro  sezioni principali:

  • Spagna: con resoconti  su  Barcellona, Madrid e l'Andalusia
  • Marocco: con la descrizioni  di  città quali Fez e Tangeri
  • Costantinopoli (tema principale di questo  articolo)
  • Sicilia: basato su  Ricordi  di un viaggio in Sicilia, è il confronto della trasformazione della Sicilia  dopo  quarant'anni dalla sua prima visita .
Il libro è una raccolta di  reportage che De Amicis scrisse principalmente per il giornale fiorentino  La Nazione

Cesare Biseo - danzatrice orientale (1876)


Il libro è arricchito dai  disegni  dell'amico Cesare Biseo, pittore e illustratore (Roma, 18 aprile 1843 - Roma, 25 gennaio 1909).

I reportage sono talmente vividi nella narrazione che sembra di  essere accanto  all'autore nel momento in cui  egli  scrive: così si  entra nel Museo  del  Prado di  Madrid con E. De Amicis che illustra i  capolavori  di  Goya come se fosse una guida del  museo.

Ancora più vivida (e cruda) è la descrizione di una corrida: qui il sangue versato sulla terra dell'arena, i  corpi  smembrati  dei  cavalli e il tripudi  degli  spettatori ogni  qualvolta il  torero infilzava con l'estoque (la spada) il povero  animale (lasciatemi  dire che la corrida non mi piace), il tutto è talmente forte da sembrare quasi  la sequenza di una sceneggiatura tratta da uno  dei  tanti  film splatter.

Il clou del libro  è comunque il viaggio  a Costantinopoli - Stambul nella versione originale: nelle note del  testo  si  legge che l'editore ha voluto mantenere le grafie e accentazioni dell'epoca -  nessun aspetto  della città viene tralasciato: dal Gran Bazar a Galata, dalla cucina agli alberghi, dai  cani  randagi alla vita malinconica degli  eunuchi, alla religione, dagli italiani  che lì abitavano pacificamente insieme a greci  ed ebrei fornendo un caleidoscopio di popoli  e culture.

Che il racconto di  Edmondo  de Amicis su  Costantinopoli è da considerare uno dei più accreditati viene dall'affermazione del Premio Nobel Orhan Pamuk che dice:

Costantinopoli di  Edmondo  de Amicis è la migliore opera su  Istanbul del XIX secolo.
Per quanto  mi riguarda ho  a cuore ciò che Edmondo  De Amicis scrive alla conclusione del  suo  viaggio  a Costantinopoli:

Chi sa che qualche sposa italiana del  secolo  ventunesimo, venendo  qui  a fare il suo  viaggio  di nozze, non esclami qualche volta: "Peccato! Peccato che Costantinopoli non sia più come la descrive quel  vecchio  libro  tarlato dell'Ottocento che ritrovai  per caso in fondo  all'armadio  della nonna".
Mi sono ripromessa che un giorno andrò a Istanbul (non necessariamente in viaggio  di nozze) portando in viaggio  con me Memorie Mediterranee come guida, pensando di ascoltare la voce di  Edmondo  de Amicis che mi illustra le bellezze di  questa intramontabile città.

Il viaggio continua insieme ad altri centocinquanta compagni



Il romanzo  di  Costantinopoli è un'opera monumentale a prescindere dalle sue 956 pagine: non poteva essere altrimenti  considerando  gli  autori: Silvia Ronchey, saggista e bizantinista con cattedra di Civiltà bizantina presso l'Università di  Roma Tre, e Tommaso  Braccini che insegna Filologia Classica e Lingua e Letteratura Greca all'Università di  Siena.

Gli autori, attraverso testi  di poeti, filosofi, viaggiatori e storici ( citando a esempio  tra i  tanti Procopio, Flaubert, Anna Commena) ricostruiscono l'identità della città come crocevia di  civiltà.

Nel  libro  troveremo  sia la biografia aggiornata di ogni  singolo  autore che immagini comprendenti disegni  e mappe storiche.

Il romanzo di  Costantinopoli copre 16 secoli  di  storia, quindi  dall'epoca bizantina (330 - 1453) fino al periodo  ottomano (limitato con termine  al 1923).

Lo sviluppo  del  testo è un inconsueto itinerario  topografico e storico: ogni percorso è è illustrato da una mappa e da una introduzione scientifica e narrativa dedicata ai luoghi  attraversati. 


  

  

domenica 22 settembre 2024

Sulle orme dei templari a Saliceto

 

Saliceto  (foto © caterinAndemme)

Saliceto oltre l'esoterismo (un incontro  fortuito) 


Saliceto oltre l'esoterismo (5° tappa GTL) è il titolo  che ho  dato al post scritto  su  IL blog di Caterina per evidenziare un incontro  fortuito  al  termine di un'escursione che, dal  borgo della Val  Bormida di  Millesimo (ma siamo in provincia  di  Cuneo), mi  ha condotto al  Santuario  dell'Assunta di  Gottasecca.

La mia intenzione era quella di  corredare l'articolo con delle immagini  del  castello  di  Saliceto posto  sull' antica Via del Sale, tra Piemonte e Liguria, inizialmente appartenuto al  vescovo di Savona, poi al  comune di  Asti e, infine, dal 1251 al 1532 alla famiglia Del Carretto ( in seguito Carlo  V donò il castello ai  Savoia).

(Immagine © caterinAndemme)

La storia del  castello non si  ferma, ovviamente a queste poche righe, posso  solo  aggiungere che nel 1689 il castello fu  assediato dall'esercito  spagnolo e raso  al  suolo, dopodiché, una volta restaurato, ci pensò Napoleone a farne nel 1796 un suo  quartiere generale: alla fine, quello  che possiamo  vedere oggi è il risultato  di  successive ricostruzioni che lasciano comunque in vista i  caratteri  tipici delle architetture fortificate.

A questo punto svelo  quale sia stato l'incontro  fortuito del  sottotitolo:

Pretendere di  trovare un castello  aperto ai  visitatori  fuori  dall'orario  di  visita,  per di più in un qualsiasi  giorno  feriale, rientra pienamente in quella categoria definita come le  pie illusioni:  fatto  sta   che la sottoscritta, pur non vivendo  di illusioni, sa che in qualche modo  la testardaggine a volte viene premiata e quindi il caso  ha voluto  che, nel momento in cui volgevo le spalle al portone chiuso, questo  si apre facendo uscire una simpatica persone che mi chiede: <<Vuole visitare il castello?>>.

Guido  Araldo

Quello che diverrà la mia guida per più di un'ora è Guido  Araldo, autore di più di  quaranta libri (quarantotto  per la precisione,  sempre che nel  frattempo non ne  abbia scritto altri), attento  studioso che ha incentrato  le sue ricerche sulla presenza dei  templari nel  Nord Ovest dell'Italia e sulle Alpi con una particolare attenzione a quattro  siti ed esattamente: l'Abbazia di Staffarda, il castello della Manta, la Sacra di  san Michele ma, soprattutto Saliceto definito (da l'autore, s'intende) il più straordinario paese esoterico  al mondo, con reperti  quali affreschi, bassorilievi e quadri  databili  dal 1300 al 1800 che palesano informazioni  iniziatiche uniche a chi  sappia vedere e non solo  guardare.   


Il mistero  di  Saliceto  è l'opera in cui  si palesa tutta la passione dell'autore per la materia dei  suoi  studi, nello specifico fornisce appunto  quelle informazioni  che solitamente al  visitatore sono precluse.

Si  entra nel  campo  dell'esoterismo e qui Guido Araldo mette subito in chiaro che non vuole convincere nessuno a riguardo, ma che il suo punto  di  vista (condivisibile o meno) ha il pregio di un'attenta analisi  dei  fatti, gli stessi  che raccontano un altro modo  di intendere la storia.

  




martedì 27 agosto 2024

Le prime albe del mondo di Marco Albino Ferrari

 In Liguria dal  mare si  vedono  le montagne e viceversa 



Ad un certo punto  leggo  nel  libro  di Marco  Albino  Ferrari Le prime albe del  mondo una domanda curiosa che più di una persona, una volta arrivati  in cima al  Monte Bianco, gli pone e cioè:

<< Da qui  si  vede il mare?>>.

Tralasciando  eventuali lacune  a riguardo della geografia e rovesciando il punto  di  vista, potrei  dire in alcune parti della Liguria costiera  dal  mare si possono  vedere le montagne.

Naturalmente avete compreso  che se ho  tutto  questo interesse per la Liguria è perché ci  abito.


  Il territorio  della Liguria  si  divide tra montagna e collina, lasciando  una striminzita striscia costiera ai  vacanzieri marini, quindi, paradossalmente, la si può definire una regione montana.



 Nelle foto  il rifugio  della Casa della Miniera e un tratto  di  sentiero riguardante l'Alta Via dei Monti  Liguri  nel Parco Naturale Regionale del Monte Beigua.

Le prime albe del  mondo  di Marco Albino  Ferrari


Mi piace il modo di scrivere appassionato  di  Marco Albino  Ferrari,  come del  resto mi piaceva la linea editoriale che aveva imposto al mensile Meridiani  e Montagne (da lui  fondata e diretta) e che, secondo  me, ha perso smalto  da quando lui l'ha abbandonata.

Le prime albe del  mondo  non dovrebbe mancare tra coloro  cha amano  la montagna: io  stessa,  camminatrice e non certo  alpinista, mi sono immedesimata in quelle storie di uomini  e donne che, dietro  alla spinta verso l'ignoto e la conoscenza, hanno percorso in passato i luoghi  inesplorati  della Terra.

Ho seguito i passi  di  Walter Bonatti, quelli  di  Reinhold Messner, di  Ninì Pietrasanta, di  Loulou Boulaz...

Ho avuto un brivido leggendo la fine tragica di Giusto Gervasutti quando il 16 settembre 1946, insieme al  suo  compagno  di  cordata Giuseppe Gagliardone, tentano  di  salire sul   Mont Blanc du  Tacul ma devono  rinunciare per il maltempo: 

<< Gervasutti fugge come un lampo verso il vuoto, precipita con le braccia che annaspano impotenti nell'aria,, sparendo nell'abisso  trasparente>>

E' anche in parte la storia dell'autore, di  come divenne direttore della prestigiosa rivista Alp (purtroppo da anni non più in edicola), curatore della collana I Licheni e autore di molti  altri libri  tra cui Frêney 1961; Il vuoto  alle spalle; Terraferma; In viaggio  sulle Alpi; La via del lupo.

 

Piccole curiosità

Dai libri  si impara  sempre,  anche quelle piccole cose alle quali non si è mai  pensato in precedenza.

A esempio da Le prime albe del mondo ho imparato  che la parola safari ha origini  arabe e che in lingua swahili significa viaggio  a piedi.

Ben più importante è la conoscenza della Tesi  di  Biella quando, nel 1987, si  era discusso appunto  a Biella presso  il Teatro  sociale, il modo di progettare  azioni spettacolari al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sui  problemi  relativi  all'inquinamento e alla crisi  ambientale.

Ben prima della azioni degli attivisti  di ultima generazione.




lunedì 15 luglio 2024

Quattromilaottocentocinque metri sotto il cielo

Immagine ©caterinAndemme

Un quasi  prologo 

 Qualche anno  fa mi  cimentai nel  Tour du  Mont Blanc, impresa interrotta dopo  qualche tappa per il poco  tempo  a disposizione e per il maltempo allora incombente.

Enrico  Brizzi, decisamente più fortunato, insieme ai  suoi  amici ha completato  il Tour descrivendolo  nel  suo libro  L'estate del Gigante.

Ovviamente il titolo  di  quest'articolo, riferito  ai 4.805 metri di altezza (comunque sempre sotto il cielo) , si  riferisce alla cima del  Monte Bianco. 

 Quando  si parla di Monte Bianco e dei  suoi  primi scalatori, sono  sempre gli uomini  ad essere menzionati: Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard (quest'ultimo poi  discriminato da certa stampa  di  allora fu  presto  dimenticato) furono i primi  ad arrivare in cima l'8 agosto 1786.

Ma le donne?

Isabella Straton 

Ebbene la prima ascensione invernale assoluta fu proprio  una donna ad effettuarla il 31 gennaio 1876: Isabella Straton ( a dire il vero l'impresa venne compiuta insieme a suo  marito Jean Charlet).

Marie Paradis

Andando, però, indietro  negli  anni e cioè risalendo al 14 luglio 1808 troviamo Marie Paradis (insieme al  figlio  e a Jacques Balmat) in cima al  Monte Bianco: in verità la storia ci  racconta di un'ascesa tormentata da parte di  Marie che, comunque, in seguito  si aggiudicò il soprannome di  Marie du  Mont Blanc, oltre al  ricordo postumo con dedica di  una scuola a Saint-Gervais-les-Bains, la passeggiata che costeggia il fiume a Chamonix, una strada a Valence e una a La Roche-sur-Yon, un vicolo ad Annecy, una palestra a Parigi  e una a Blainville-sur-Orne.  

Per concludere questa rapida carrellata sui  personaggi (quasi) dimenticati dalla storia delle ascensioni  sul  Monte Bianco e per dare anche un motivo  di orgoglio  ai  nostri  amici  a quattro zampe (ammesso che a loro  interessi) il primo cane che mise la propria zampa in cima al  Gigante fu quello  che accompagnò l'alpinista Michel  Belmot il 23 agosto 1837 (non è dato  a sapere quanti  croccantini si  guadagnò il fedele amico  dell'uomo).

L'estate del Gigante di  Enrico  Brizzi

 


Come nei  precedenti  libri  di  Enrico  Brizzi, anche qui l'autore nel  suo  Tour du  Mont Blanc è accompagnato  dagli  amici già visti in altre occasione letterarie.

Sono un gruppo  di persone che tra loro si  chiamano Buoni cugini e si  definiscono  Psicoatleti: a dire il vero ad oggi non ho ancora compreso  se essi  siano  personaggi  fittizi (come la svalvolata e molto  bistrattata Zara di  questo  libro), oppure reali, ai quali sono stati appiccicate note caratteriali a uso per il racconto.

Sennonché, incuriosita dagli psicoatleti, ho  fatto una ricerca in rete (googlare direbbe qualcuno,  ma sinceramente tale termine lo  trovo  alquanto  ridicolo) trovando  che esiste davvero l'Associazione Psicoatleti e che tale nome compare per la prima volta nel 2004 sul blog di  Enrico  Brizzi archiviomagnetico (una storia più completa si trova sul libro  di Brizzi del 2011 appunto intitolato Psicoatleti).

Sempre sul  sito degli Psicoatleti si riferisce  che già nel 1861 in Italia, precisamente a Torino, venne fondata la Società Nazionale di  Psicoatletica per incentivare il cammino  a piedi  in quella nazione appena nata, appunto l'Italia.

Oggi l'Associazione Psicoatleti  si  occupa di  organizzare trekking ed ha una propria fanzine con il programma annuale e le modalità di iscrizione (la fanzine è scaricabile in versione pdf da questo link).


L'estate del  Gigante non è solo  il racconto  di un viaggio in quelle che sono definite Terre Alte, ma è anche un viaggio storico che parla  di uomini e donne  che sfidano ogni dubbio umano per arrivare in cima al  Gigante delle Alpi.

Per concludere voglio   riportare una frase dell'autore  da tenere sempre presente nei  momenti di  scoramento pe riprendere, poi, subito il nostro  Cammino:

<< Nessuno  di noi  può sapere quanto  gli resta da vivere, ma di una cosa sono  certo: non una sola stagione deve andare sprecata, e l'unico modo  per non lasciare germogliare il seme nero  del  rimpianto è vivere a questa maniera, con lo  zaino sempre pronto, la fantasia libera di  correre sulle mappe, il volto  abbronzato e il cuore disposto  all'amore >>



mercoledì 1 maggio 2024

"Come cavalli che dormono in piedi" di Paolo Rumiz

 


Di Paolo  Rumiz ho un ricordo indelebile nella mia memoria, quando una sera di  alcuni  anni fa, nel  Parco naturale delle Capanne di  Marcarolo (siamo in provincia di  Alessandria), si  tenne un concerto della European Union Youth Orchestra con la voce dello  scrittore che leggeva alcuni  brani  dei  suoi libri, facendo così da filo  conduttore tra musica e parole. 

Purtroppo, la sera precedente all'evento, vi  fu un tragico  episodio dovuto  all'annegamento di un ragazzo nel  torrente lì vicino, ciò mise in forse lo svolgersi  del programma, poi  la decisione fu  quella di ricordare la vittima con un commovente assolo di  tromba sulle note del  silenzio.

Paolo  Rumiz insieme alla European Union Youth Orchestra (Immagine ©caterinAndemme)


Al termine del concerto, sfidando la barriera umana che si  era creata intorno  allo  scrittore, riuscii a farmi  fare una  dedica su uno dei  tanti libri  che ho  dell'autore, una dedica impreziosita da un disegno rappresentato  da una palma stilizzata tra le dune e uno  spicchio  di luna (per la cronaca il libro è Annibale

Chiudo  questo breve preambolo  sul mio  ricordo (abbastanza breve, vero?) per dare la mia impressione sul libro  di  Paolo  Rumiz Come cavalli  che dormono in piedi.

Mi piace molto come scrive  Paolo  Rumiz, godibile per la scioltezza delle parole e interessante per la descrizione dei luoghi  attraversati e i personaggi incontrati lungo i suoi  viaggi,  raccontando il tutto in maniera conviviale, quasi  che il lettore fosse lì in compagnia dell'autore e dei  suoi compagni  d'avventura.

Eppure, in Come cavalli  che dormono in piedi il tono è malinconicamente nostalgico, già  si  comprende dalla dedica che l'autore fa <<ai nonni che non ho mai  conosciuto>>.


 

Partendo  dal  ricordo  di  suo nonno Ferruccio, triestino come lui,  il quale durante la Prima guerra mondiale, Trieste allora, faceva parte dell'Impero  austroungarico, andrà a combattere sul fronte russo, in particolare in Galizia - regione storica oggi  compresa tra Polonia e Ucraina -  Paolo Rumiz vuole ricordare quei centomila uomini i quali, essendo  sudditi  dell'impero,  andranno  a combattere per gli  austroungarici  venendo vessati dagli ufficiali che non credevano nel loro  coraggio e, invece, più di una volta, dimostrarono il loro  valore sui  campi  di  battaglia.  

Quasi  fosse una censura, la stessa loro  memoria viene negata,  come se a quegli uomini, sempre italiani, fosse addossata la colpa di  avere combattuto per un'altra bandiera, dimenticando la verità storica dietro la tragedia di una guerra.



lunedì 26 febbraio 2024

"Urbex. La seduzione dell'abbandono" di Valentina Cresta, Simonetta Mazzi, Luciano Rosselli


 Anni  addietro, quando  ancora potevo essere considerata una ragazza (anch'io ho  il vizio  di invecchiare), mi trovavo in Irpinia per un breve giro  esplorativo in questa bella terra del  nostro  Meridione.

Non potevo, quindi, farmi mancare una visita nel  capoluogo  di provincia, cioè Avellino.

Camminando  per il centro  cittadino venni  attratta da un enorme edificio in evidente stato  di  abbandono e circondato  da una recinzione.

Proprio  mentre stavo  sbirciando tra le maglie della rete (in realtà cercavo un varco per entrare), un gentilissimo  custode, vedendomi  armata di  macchina fotografica, mi consentì di  entrare.

L'edificio in questione era l'ex Carcere Borbonico in uso  fino  al 1980 che oggi, dopo  la sua ristrutturazione, è il più importante polo  museale dell'Irpinia.

Allora non sapevo  ancora dell'esistenza dell'Urban exploration ( a volte abbreviato in Urbex), tanto  meno  di  esserne diventata una neo  adepta.

La nascita dell'Urban exploration risale agli  anni '90 e il suo interesse è strettamente legato  alla fotografia (in effetti il libro  che vi  propongo è composto  soprattutto  di immagini).

L'ideatore di questo movimento fu il canadese Jeff Chapman (deceduto  a Toronto  nel 2005), conosciuto in rete con il nickname Ninjalicious.

Jeff Chapman ha comunque dettato  delle regole per esercitare questa passione che si possono  riassumere in questa frase:

<<Take only photographas, leave only footprints>>

Assieme all'invito  di  scattare solo  delle fotografie e di lasciare solo le proprie orme, le altre raccomandazioni  sono  quelle di muoversi in gruppo e di  vestire con indumenti  adeguati (il tacco 12 non è parte di un indumento  adeguato).

E' in ogni  caso  bene ricordare che se un edificio è in uno  stato  di  abbandono lo stesso può essere (e in effetti lo è) proprietà di  qualcuno: la violazione della proprietà privata è punita dall'articolo 614 del nostro  Codice Penale.

P.S. nel  mio  blog che vi  ricordo  essere IL blog di  Caterina) ho  scritto  della mia piccola avventura in Irpinia (postando  alcune immagini) nell'articolo intitolato Urbex, alla ricerca dei luoghi perduti.



venerdì 26 gennaio 2024

"Memorie Mediterranee" di Edmondo De Amicis

 


Ammetto senza vergogna di  avere avuto una grossa lacuna letteraria nei  confronti  di  Edmondo  (Mario  Alberto) de Amicis: cioè limitando la sua produzione di opere  solo  ai  suoi  libri più famosi partendo  da Cuore, quindi Il romanzo di un maestro e Amore e ginnastica.

Edmondo  Mario  Alberto  De Amicis

Sono riuscita a colmare questa mia mancanza il giorno che, entrando in un punto  vendita della mia catena libraia preferita (posso  solo  dire che il nome inizia con la lettera "L" e termina con la parola "accio"), ho  trovato tra gli  scaffali questo  Memorie mediterranee scoprendo  così in E. De Amicis il giornalista-viaggiatore moderno spigliato  e, a volte, ironico come,  e forse più di  tanti  altri  autori moderni.

I reportage sono talmente vivide nella narrazione (anche se si  è scelto giustamente di  lasciare il testo con l'uso  grammaticale di  allora) che sembra di  essere accanto all'autore nel  momento in cui  egli  scrive, così si  entra nel  Museo  del  Prado  di  Madrid con E. De Amicis da guida che illustra i  quadri  di  Goya e Velasquez.

Ancora più vivida e cruda è la descrizione di una corrida: qui  il sangue versato, i  corpi  smembrati dei  cavalli  e il tripudio degli  spettatori ogni  qualvolta il torero  infilza il toro, è talmente forte da sembrare quasi una sequenza tratta da uno dei  tanti film splatter.

Il clou del libro si  raggiunge con il viaggio  a Costantinopoli (Stambul nella versione originale del libro) dove addirittura il premio Nobel  per la letteratura Orhan Pamuk afferma che: <<Costantinopoli di  Edmondo  de Amicis è la migliore opera su  Istanbul del XIX secolo>>. 

Nessun aspetto  della città  di  allora viene tralasciato: dalla descrizione del  Gran Bazar a Galata, dalla cucina agli  alberghi, alla religione (Maometto), dagli  italiani  che lì abitavano insieme a greci ed ebrei,  formando un caleidoscopio di popoli e culture che forse (anche senza forse) non troviamo più nella Istanbul odierna.

Ho  a core ciò che Edmondo  de Amicis scrive alla conclusione del  suo  viaggio  a Costantinopoli:

<< ...chi  sa quale sposa italiana del secolo  ventunesimo, venendo  qui  a fare il suo  viaggio  di nozze, non esclami qualche volta: "Peccato! Peccato che Costantinopoli non sia più come la descrive quel  vecchio  libro tarlato dell'Ottocento che ritrovai  per caso in fondo  all'armadio  della nonna">>.

Mi sono ripromessa che un giorno andrò a Istanbul (non necessariamente in viaggio  di nozze) portando  con me Memorie mediterranee come guida, pensando di  ascoltare la voce di Edmondo de Amicis al  mio  fianco.




martedì 2 gennaio 2024

" Il sentiero degli dei" di Wu Ming 2



Come si legge   nella prefazione del libro, alla sua prima lettura si  comprende che esso è un intreccio di  cammino e scrittura, il tutto,  da come si  deduce dal  titolo del libro, è incentrato sul trekking La via degli  dei   che da Bologna conduce a Firenze lungo l'Appennino tosco -emiliano, un percorso che idealmente unisce piazza Maggiore con piazza della Signoria.

Volendo  trovare un altro  tema nel testo oltre che alla descrizione del  tracciato  escursionistico, possiamo  dire che esso è anche un libro  di  denuncia: infatti, più di  dieci  anni  fa e cioè all'uscita della prima edizione de Il Sentiero degli  dei ,  si  era appena conclusa la battaglia tra coloro  che volevano preservare l'ambiente naturale dell'Appennino e gli  interessi  della rete ferroviaria Alta Velocità. 

Oggi, dopo  la vittoria dell'Alta Velocità, non si sono  mantenute quelle promesse di inizio  lavori e cioè la possibilità di  viaggiare tra i due capoluoghi in breve tempo: il risparmio e meno  di  mezz'ora, mentre i danni  causati  all'ambiente sono stati ben maggiori.

In ogni  caso  la Via degli  dei è uno dei più frequentati trekking in Italia e il libro  del  collettivo  di  scrittori  Wu Ming 2 è considerato un classico  della letteratura di montagna.

Anch'io nel luglio  del 2022 ho percorso  quest'itinerario (partendo  da Firenze verso  Bologna, una scelta dovuta a questioni  di logistica), ritrovandomi  diretta testimone dell'incontro  di un personaggio descritto  a pagina 66 del libro: la Signora delle borracce.

La Signora delle Borracce (in seguito mi hanno informata che il suo  nome è Ada) era una locandiera che veniva in soccorso ai  camminatori poco  avveduti che partivano  con le borracce vuote: lei, in maniera molto  gentile, riempiva le borracce dispensando calore umano  e consigli.

Ebbene,  fu  durante la mia ultima tappa che mi avrebbe portato  a San Luca e quindi  a Bologna, che questa donna anziana e gentile mi offrì un po' di  riposo accogliendomi nel  terrazzo della sua casa (la trattoria di  sua proprietà ormai  chiusa) affacciata sul fiume Reno.

Passai  con lei un breve tempo in cui, molto  malinconicamente, mi parlò della sua vita e della sua esperienza lavorativa lasciata alle spalle per stanchezza e per altri  motivi.

Ancora oggi conservo un bellissimo  ricordo di  quei  momenti e il piacere di  avere incontrato  la Signora delle  borracce.

Immagine ©caterinAndemme


Potete trovare l'esperienza del mio  trekking su IL blog di  Caterina, mentre se siete interessati  alle mappe di ogni  singola tappa, queste le potete trovare sul mio profilo Outdooractive.






giovedì 28 dicembre 2023

Storia degli spettri di Massimo Scotti


L'incipit del libro: 

<< Era stato un inverno  gelido quello  del 1848, il più freddo  che la gente ricordasse.

Si  andava a letto  presto, la sera, e nella casa in cui  viveva la famiglia Fox ogni notte si  sentivano strani  colpi nei  muri e nel pavimento....>>.

Incipit non del tutto  dissimile da quello amato  da Snoopy:

<< Era una notte buia e tempestosa....>>

Non vi  aspettate, però, di leggere di porte che cigolano, di  ectoplasmi vaganti in case abbandonate, oppure di  cavalieri  erranti che vanno in giro con la propria testa sottobraccio.

Il libro  di  Massimo Scotti (ricercatore specializzato nella letteratura francese e collaboratore in diversi  atenei) è molto serio, tanto  da leggere nella prefazione che anche il diritto  romano  e quello moderno si interessa ai fantasmi quando,  a esempio, un appartamento  con annesso spirito può venire deprezzato.

...Se ciò sia vero bisogna chiederlo a un avvocato (o  avvocatessa).

Il libro, dunque,  può essere letto  a più livelli: da quello  strettamente legato  alla cronaca, alle tradizioni, all'antropologia e alla scienza, fino ad arrivare alla definizione in cui il concetto   di  fantasma è cambiato di pari passo  con l'evolversi  della società





 

mercoledì 27 dicembre 2023

Microcosmi di Claudio Magris



Non ho mai letto una descrizione più accurata del gatto, per meglio dire della sua "natura gattesca", come questa che Claudio Magris fa nel suo libro Microcosmi:

<< Il gatto non fa nulla, semplicemente è, come un re.

Sta seduto, accovacciato, sdraiato. 

È persuaso, non attende niente e non dipende da nessuno, si basta.

Il suo tempo è perfetto, si allarga e si stringe come la sua pupilla, concentrico e centripeto, senza precipitare in alcun affannoso stillicidio.

La sua posizione orizzontale ha una sua dignità metafisica generalmente disimparata. Ci si sdraia per riposare, dormire, fare l'amore, sempre per fare qualcosa e rialzarsi subito dopo averla fatta;

Il gatto sta per stare, come ci si stende davanti al mare solo per essere lì, distesi e abbandonati.

È un dio dell'ora, indifferente, irraggiungibile>>.

Naturalmente in "Microcosmi" non è il gatto a essere il protagonista (anche se ho il sospetto che l'autore abbia una certa predilezione per il felino), ma lo sono i luoghi, partendo dal Caffè San Marco di Trieste fino a ritornare in questa città dopo aver narrato altri luoghi con altri personaggi le cui vicende a volte sono lievi, altre tragiche.

"Microcosmi", Premio Strega 1997, ha una lettura che considero forse "più leggera" del precedente Danubio ( Premio Bagutta 1986) che considero il migliore di Claudio Magris, ma questa "leggerezza" non è da interpretare come scrittura mediocre, anzi siamo sempre al cospetto di un'indubbia capacità nel maneggiare le parole che solo scrittori della qualità di Claudio Magris sono capaci..