Fu durante la mia precedente vita da pendolare che, una mattina sul treno, una donna vedendomi leggere Donne che corrono coi lupi mi disse quanto il libro le aveva cambiato la vita.
Chiacchierammo per un po' senza che lei mi dicesse su come la sua vita fosse cambiata dopo la lettura di quel libro (d'altronde erano fatti suoi)
Per quanto mi riguarda Donne che corrono coi lupi non mi ha cambiato la vita (non ne vedo la necessità, considerando che sono felice di quella che ho), ma certamente ha aggiunto qualcosa al mio bagaglio culturale (scarso, soddisfacente o altro dipende dal punto di vista).
Clarissa Pinkola Estés ha attinto alle favole e alle tradizioni di diverse culture con lo scopo di fornire una visione della natura femminile legata alla Donna Selvaggia, mettendone in risalto la forza psichica presente in essa.
Natura che, purtroppo, a volte (troppe volte, forse) viene soffocata da paure, incertezze e stereotipi.
Non è un libro di facile lettura, nel senso che l'argomento ha un suo interesse, ma 528 pagine (oltre a una cinquantina contenente le note) può risultare un po' indigesto.
Per cui, mi sono ritrovata a leggere il libro a piccole dosi, per meglio metabolizzare i concetti espressi da Clarissa P.E.
D'altronde lei non è una scrittrice, bensì la sua professione è quella di analista con specializzazione in etnologia e psicologia clinica, da questo si può dedurre (e perdonare) una certa prolissità o ripetizioni.
Anche se il titolo Donne che corrono coi lupi fa pensare di essere rivolto solo al mondo femminile, la sua lettura può essere interessante anche per un uomo.
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