Proviamo a rileggere la seguente frase che Nicolas Bouvier scrisse nel suo capolavoro La polvere del mondo, e rispondiamo con sincerità se queste parole sono in sintonia con quello che esprimiamo considerando il concetto di viaggio.
<<Un viaggio non ha bisogno di motivi. Non ci mette nulla a dimostrare che basta a se stesso.
Pensate di andare a fare un viaggio, ma subito è il viaggio che vi fa, o vi disfa...>>
Nicolas Bouvier |
Oggi viaggiare è il più delle volte pianificato: preparato dai tour operator, vissuto nei commenti di chi prima di noi ha percorso lo stesso itinerario, forse visualizzato su Google Maps: in poche parole l'antitesi dell'avventura.
Quindi, per ritrovare il gusto dell'avventura, andiamo indietro nel tempo, diciamo a settantuno anni fa, quando nel 1953 un giovane svizzero di ventiquattro anni lascia le agiatezze familiari, i suoi studi di diritto e di storia medievale, per mettersi alla guida di una Fiat Topolino e intraprendere, insieme al suo amico Thierry Vernet (che illustrerà con i suoi disegni La polvere del mondo), un viaggio che lo condurrà da quella che una volta era la Jugoslavia fino alla Turchia, da qui all'Iran e Afghanistan per arrivare ai confini con l'India: una lunghissima viandanza tra avventure (e disavventure, soprattutto meccaniche), accompagnato sempre dalla meraviglia di nuove scoperte e, tra quelle, l'avvicinarsi a nuove culture.
Dunque: perché si lascia alle spalle il vissuto di ogni giorno per affrontare ciò che non ha nulla di programmato?
Ancora una volta è Nicolas Bouvier a dare la risposta attraverso le sue parole:
<< ...ciò che costituisce l'ossatura dell'esistenza non è né la famiglia, né la carriera, né ciò che gli altri diranno o penseranno di voi, ma alcuni istanti di questo tipo, sollevati da una levitazione ancora più serena di quella dell'amore, e che la vita distribuisce con una parsimonia a misura del nostro debole cuore>>.
Per concludere voglio aggiungere che i confini territoriale degli Anni '50 non sono quelli di oggi, più difficili da superare considerando che essi sono quelli dei pregiudizi e della diffidenza dell'uno nell'altro.
Immagine ©caterinAndemme |
Una curiosità: l'introduzione alla versione italiana de La polvere del mondo è stata affidata allo scrittore e giornalista triestino Paolo Rumiz, il quale nel suo libro La leggenda dei monti naviganti scrive di un suo viaggio dalle Alpi agli Appennini a bordo di una Fiat Topolino che per l'occasione venne chiamata Nerina.
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